Come analizzare il contenuto e la forma del discorso d’odio

L’analisi del contenuto e della forma del discorso d'odio può richiedere alcune competenze di analisi critica del discorso e non è facilmente quantificabile. L'esperienza della persona che effettua la valutazione è fondamentale per determinare questa parte dell'analisi. Qui di seguito sono indicati i criteri proposti.

 Criteri da prendere in considerazione

Livello di provocazione dell’espressione o aggressività del messaggio

Le opzioni di risposta, in ordine di gravità, sono le seguenti: “Basso livello di violenza”, “Moderato livello di violenza”, “Elevato livello di violenza”. Nell’analizzare l’espressione, occorre esaminare se il discorso conteneva, e in che misura, parole o frasi capaci di  suscitare reazioni negative da parte del pubblico nei confronti del gruppo preso di mira dal messaggio di odio.

Forma dell’espressione

Alcune forme di espressione godono di un maggior livello di protezione rispetto ad altre. È pertanto importante distinguere tra forme protette e non protette di espressione.  Le forme più comuni  di espressioni protette sono quelle artistiche, religiose, il discorso della comunità accademica e dei ricercatori e il discorso di interesse pubblico (inteso come un approccio critico a questioni di notevole interesse pubblico).

È importante distinguere tra la persona che utilizza una forma di espressione protetta e quella che camuffa il suo discorso per farlo sembrare un’espressione protetta (ad esempio, il razzismo camuffato da discorso accademico, enunciando oscure teorie obsolete generalmente considerate inattendibili dalla comunità accademica o già dimostrate errate, o discorsi omofobi aggressivi sostenuti da riferimenti a testi religiosi travestiti da espressioni della propria fede).

Fino a che punto il messaggio era diretto?

L’espressione analizzata può essere apertamente carica di odio, oppure può semplicemente suggerire il messaggio utilizzando metafore o altre figure retoriche. I messaggi che istigano apertamente all’odio e che contengono inviti a commettere atti di discriminazione tendono ad essere compresi più facilmente come tali dal pubblico. Tendono pertanto a essere ugualmente più gravi rispetto a quelli più velati. Le opzioni di risposta che proponiamo sono “Diretto” e “Indiretto”.

Fino  a che punto il messaggio può essere considerato un’istigazione ad agire

Questo criterio deve essere analizzato insieme a quello  dell’immediatezza del messaggio. Alcuni messaggi di odio non trasmettono altro che il parere dell’autore sulle persone prese di mira, mentre altri incoraggiano direttamente o indirettamente a commettere atti negativi contro tali persone tramite diverse  tecniche discorsive, che possono ad esempio suggerire che il danno che potrebbero causare è imminente o che sono sostenute dalle élite. Le risposte proposte sono: “Nessuna istigazione ad agire”, “Potrebbe indurre alcune persone ad agire”, “Cita / suggerisce atti contro le persone prese di mira dall’espressione”.

 

Correlazione con altre narrazioni d’odio dominanti

I messaggi che cavalcano le paure suscitate dalle narrazioni d’odio dominanti tendono ad essere accettati più facilmente dal pubblico già favorevole al linguaggio d’odio e possono pertanto essere più dannosi. Anche le espressioni che mirano a creare nuove narrative d’odio sono dannose, ma, a meno di essere diffuse in modo impegnato e concentrato (come mostrato dall’analisi al punto "Portata del discorso"), hanno meno probabilità di essere accettate dai diversi pubblici. Le opzioni di risposta proposte sono: “Nessuna correlazione con le narrazioni d’odio dominanti”, “Una certa correlazione con le narrazioni d’odio dominanti”, “Espressione di una narrazione d’odio dominante”.

Status giuridico del messaggio di odio

Gli ordinamenti di alcuni paesi prevedono chiare disposizioni sulle tipologie di discorso di odio che sono perseguibili penalmente. Per consultare una raccolta di disposizioni nazionali sull’argomento, puoi avere accesso alle informazioni specifiche relative al paese che ti interessa, fornite dai membri dell’International Network against Cyber Hate.